La vita nei campi di concentramento

La vita quotidiana all’interno dei lager si svolgeva attraverso ritmi scanditi e programmati rigorosamente: l’appello avveniva nel grande spazio comune del cortile mediante la chiamata del numero tatuato sull’avanbraccio e sulla divisa; il lavoro veniva svolto sotto lo sguardo freddo e impietoso dei Kapo; il pranzo e la cena venivano distribuiti in quantità spesso non sufficienti per garantire la sopravvivenza degli internati; la notte era spesso popolata da incubi, da paure e da una stanchezza che non aveva più nulla di umano. In tutto questo non cessarono di fiorire la musica, i canti, la poesia... Testimonianze di un’umanità dolente eppure mai del tutto arresa.

DALLA DEPORTAZIONE IN POI:
LE VARI FASI DELL'ANNIENTAMENTO


LA DEPORTAZIONE: Gli ebrei venivano spesso prelevati dalle loro abitazioni di notte e fatti salire su degli autocarri senza vestiti né scarpe. Questa azione prende il nome di "rastrellamento". Successivamente venivano caricati sui treni, che erano composti da vagoni per il trasporto merci e quindi sprovvisti persino di una presa per l’aria. Come si può immaginare, molti ebrei morivano durante il tragitto.

LA SELEZIONE: Quando i treni giungevano a destinazione veniva fatta una selezione: chi poteva lavorare, ovvero i più forti, veniva sfruttato per poi essere eliminato successivamente. Agli altri, tra cui bambini, vecchi e disabili spettava una sorte ancora peggiore. Ad essi veniva fatto credere di andare a fare una semplice doccia, quando in realtà venivano condotti alle camere a gas, dove veniva convogliato, attraverso tubature e bocchette,lo Zyklon B, un gas tossico che dopo pochi minuti provocava la morte.

NON SOLO EBREI: "Siamo arrivati ad Auschwitz, questo camino grande si pensava fossero fabbriche, ci siamo dette qua ci sarà da mangiare." Questo è stato il pensiero di molti deportati tra cui Maria Komel, una deportata serbo-croata che, ignara del vero funzionamento di quel camino, scendeva dal treno bestiame. "Una di queste SS sapeva il serbo-croato e ci ha domandato a che religione appartenevamo e abbiamo risposto che appartenevamo alla religione cattolica." Ci ha risposto: "Siete fortunate perché vedete quel fuoco? Se foste state ebree questa notte sareste andate dritte lì." Infatti all'interno dei lager non erano internati solo gli ebrei i quali rimanevano, comunque, i più colpiti dalle persecuzioni ma anche testimoni di Geova, omosessuali, criminali comuni, asociali e zingari. Ognuno di essi veniva contraddistinto da un simbolo cucito sulla casacca. Inoltre i detenuti arrivati con i primi convogli dovevano dormire sul cemento o nei paglierecci. Insomma, era un inferno ancora prima di metterci piede.

L'EVOLUZIONE DEI LAGER: Il termine lager non va confuso con campo di sterminio, infatti, a partire dal 1938, precisamente dal novembre con i fatti della Kristallnacht (notte dei cristalli), cominciò la deportazione di massa degli ebrei verso queste strutture, le quali persero però il loro originale scopo di "rieducazione" dei detenuti: ne furono create di nuove e quelle già esistenti vennero convertite in modo tale che potessero essere utilizzate come un'efficiente macchina per l'eliminazione di massa dei prigionieri.

Simboli utilizzati per identificare i prigionieri nei campi.

UN TRATTAMENTO ESTREMO


I deportati nei lager erano sottoposti a condizioni estreme: le casacche erano troppo sottili per proteggere dal freddo, la biancheria non poteva essere lavata dai prigionieri e veniva cambiata quasi ogni mese. Questa mancanza d'igiene comportava la diffusione di malattie come il tifo e la scabbia. Molti malati non venivano nemmeno accettati all'ospedale per il troppo affollamento. I medici delle SS conducevano quindi selezioni tra i malati e gli internati nei blocchi. Di questi, i più deboli venivano portati nelle camere a gas oppure venivano soppressi. Un altro mezzo di sterminio nei lager era soprattutto il lavoro. I detenuti erano utilizzati per il mantenimento e l'ampliamento del campo. Costruivano strade, baracche, canali di prosciugamento, il tutto sotto le armi dei soldati che non tardavano a complicare la loro situazione. Inoltre il cibo era pochissimo ed era distribuito tra tutti i detenuti. La fame quindi fu uno degli altri motivi per cui morirono in molti. Altri invece furono trovati in condizioni pietose, divenuti quasi cadaveri con un peso tra i 23 e i 35 Kg.

Il momento del pranzo nel lager.

Camicia di un internato.

PAURA DELLA SELEZIONE


Nei lager venivano deportati persino i bambini, che fossero grandi o piccoli. La maggior parte di loro veniva soppressa immediatamente mentre gli altri venivano selezionati, come di consuetudine, e mandati a lavorare. Non gli veniva dato loro alcun privilegio rispetto agli ebrei adulti, il che rendeva loro la vita molto più dura. È comunque anche grazie a loro se possiamo capire la situazione che si viveva all’interno di quelle terribili baracche. “Qui risuonano grida e strilli” scrive un bambino nella poesia “A Terezin”. Egli racconta in questa poesia la sensazione di terrore che prova un bambino appena messo piede in un campo di concentramento, racconta del sudiciume, della scomodità dei letti e della scarsa igiene. Tutte emozioni che si provavano in questi orrendi luoghi. Inoltre i bambini riuscivano in qualche modo a fare dei disegni catturando in una “loro” immagine ciò che vedevano.


A Terezín

Quando arriva un nuovo bambino
tutto gli sembra strano.
Ma come, devo sdraiarmi per terra?
Mangiare patate nere? No! Non io!
Devo restare qui? Ma è sporco!
Il pavimento: guarda che sudiciume!
Ed io dovrei dormirci sopra?
Mi sporcherò tutto!
Qui, risuonano grida e strilli,
e poi, quante mosche…
Tutti sanno che le mosche portano malattia.
Oh, qualcosa mi morde! Non sarà una cimice?
Qui a Terezín, la vita è un inferno.
E quando tornerò a casa,
non lo so ancora dire.

“Teddy”

LA SINFONIA DELLA MORTE


L'eliminazione di massa degli ebrei sembrava un copione scritto dall'alto che si ripeteva per fasi periodiche. Infatti il 20 gennaio del 1942 i membri del partito nazista, i funzionali statali e le SS parteciparono ad una conferenza a Wannsee, un sobborgo di Berlino, per coordinare le deportazioni degli ebrei verso i campi di sterminio, ovvero la cosiddetta "Soluzione Finale". I nazisti, per tenere segrete le proprie intenzioni, presentarono le deportazioni come il "re-insediamento" degli ebrei nei campi di lavoro, mentre la realtà era che i prigionieri venivano uccisi in massa. Nei campi di concentramento la musica divenne il mezzo per trasmettere l'orrore e l’annullamento della dignità dei detenuti. Venivano spesso organizzate bande , formate dai prigionieri che suonassero, durante il giorno. Queste bande venivano organizzate soprattutto durante le esecuzioni nelle quali il condannato veniva accompagnato col "Tango della morte". I brani erano composti dagli ebrei su ordine dei comandanti. I canti erano finalizzati per sottolineare i vari momenti della vita nel campo e si ha traccia anche di ninne-nanne, che venivano cantate ai bambini condotti alle camere a gas. Nella loro drammaticità questi sentimenti portarono alla luce numerosi capolavori musicali, che vennero composti proprio da quei musicisti. Una di queste canzoni fu "Gam Gam", una canzone che riportava il quarto versetto del Salmo 23 e che veniva cantata dagli ebrei. Essa divenne uno degli inni più toccanti dell'Olocausto, cantato dalle scolaresche nel Giorno della Memoria per ricordare il milione e mezzo di bambini uccisi dai nazisti.

Una banda musicale di internati di Auschwitz

Spartito del compositore Rudolf Karel, rinvenuto ad Auschwitz.

COLPEVOLE INDIFFERENZA


"Scriviamo nella pietra la parola INDIFFERENZA, perché l'indifferenza è colpevolissima". Queste le parole lasciate al Consiglio Regionale Ligure pochi anni fa nella Giornata della Memoria da Liliana Segre, la quale condanna l'indifferenza vedendola peggio della violenza. Non a caso, come scritto nell'introduzione, dei lager se ne venne a conoscenza solo dopo la fine della guerra, "perché se qualcosa non ti tocca personalmente, beh ci penserà qualcun altro". L'indifferenza della gente, quindi, ha permesso Auschwitz, ha permesso Terezin, ha permesso la Shoah, ha permesso il periodo più cupo dell'intera storia dell'umanità.

FONTI


Primo Levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1986

www.lageredeportazione.org/testimonianze/pagina65.html

Feltri, La torre e il pedone, pagina 267

www.majorana.org/progetti/shoah/vita_nei_lager.htm

www.igiornielenotti.it/?p=20812

www.veronellazimella.it/images/stories/05_LA_MUSICA_NEI_CAMPI_DI_CONCENTRAMENTO.pdf

it.wikipedia.org/wiki/Gam_Gam

www.youtube.com/watch?v=fHGYq2L0-Zg&app=desktop